Il secondo piano nobile da sempre piano di rappresentanza, venne aperto al pubblico nel 1922.
Dopo aver percorso lo scalone d’onore e raggiunto il vestibolo, la visita inizia con la Sala delle Battaglie, contraddistinta da due importanti tele di inizio Settecento con battaglie navali.
Segue la Sala del Tempo, che deve il suo nome al soggetto dell’affresco della volta raffigurante La Verità svelata dal Tempo, eseguito da Domenico Parodi fra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Quaranta del Settecento. Alle pareti ben 23 dipinti, incastonati con armoniosa simmetria, tra i quali si segnalano opere dei Bassano, Tintoretto e Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto.
Superato il Salotto della Pace si arriva alla Sala del Veronese così detta per la presenza della Cena di Cristo in casa di Simone il fariseo, uno dei più famosi capolavori del maestro veneto. Nel 1837, per volontà del re Carlo Alberto, la tela fu trasferita a Torino, dove è tuttora conservata (Galleria Sabauda) e venne qui sostituita da una copia seicentesca già presente nel palazzo. Le volute della raffinata decorazione a stucco, in perfetto “barocchetto genovese”, sbocciano in rose e foglie dalla luminosa doratura, prezioso giardino a cornice del quadro originale.
La visita raggiunge uno degli ambienti più celebri del palazzo, la Galleria degli Specchi, simbolo dell’intero palazzo, decorato tra gli anni venti e trenta del Settecento. L’ambiente deve il suo straordinario progetto iconografico a Domenico Parodi che riprende il modello della galleria sei-settecentesca romana e, naturalmente, della Galerie des Glaces di Versailles (1679-1686), offrendone un’interpretazione dalle raffinate soluzioni decorative. Il linguaggio pittorico si fa portatore di un messaggio didascalico-moraleggiante e autocelebrativo dei Durazzo, proprietari della dimora genovese e committenti della Galleria. Lo splendido ambiente, prima delle trasformazioni del secolo XVIII, aveva ospitato la quadreria di Giovan Battista Balbi, figlio del primo proprietario del palazzo. In passato, fu utilizzata come sala da pranzo di rappresentanza per le occasioni di gala più importanti, fra cui si ricordano quelle in onore dell’imperatore d’Austria Giuseppe II, in visita a Genova nel 1784, e di Napoleone Bonaparte nel 1805.
Conclusa la visita dell’ala di ponente, si accede alla Galleria della Cappella, dedicata alla Passione di Cristo, che conserva un magnifico Cristo alla colonna di Filippo Parodi, dal sapore berniniano.
Con la Sala del Trono, alle cui pareti svettano due grandi tele di Luca Giordano, si apre l’ala di levante del palazzo: la decorazione di gusto ottocentesco è frutto delle trasformazioni sabaude realizzate soprattutto sotto il regno di Carlo Alberto a partire dal 1847.
Seguono la Sala delle Udienze – dove è conservato il ritratto di Caterina Balbi Durazzo di Van Dyck – e gli appartamenti del Re e della Regina.
Superati gli appartamenti si accede alla Sala degli Arazzi, dove i protagonisti sono senza dubbio i due grandi arazzi tessuti a Parigi agli inizi del Seicento, splendidi esemplari della manifattura francese e fiamminga dell’epoca.